Supporto alla Genitorialità

a cura di Nella Ciuffi


GENITORI: POSSEDERE IL MANUALE DI ISTRUZIONI E NON SAPERLO!

“[…]Le forze dell’uomo e della donna impegnate nella produzione dei beni materiali contano come attivo in tutti i nostri indici economici. Le forze dell’uomo e della donna dedicate alla produzione, nella propria casa, di bambini sani, felici e fiduciosi in sé stessi non contano affatto. Abbiamo creato un mondo a rovescio”.

John Bowlby

E’ ormai assodato che l’arrivo di un bambino, sia esso biologico, affidato o adottato, “allarghi” i ruoli dell’adulto da figlio, compagno, marito o moglie a quello di genitore.

Incontrare e conoscere la propria creatura, unico amore incondizionato dell’esistenza, cambia generalmente in meglio il corso della propria vita soprattutto se voluta e desiderata. D’altra parte è indubbio che il rapporto di dipendenza che unisce il nuovo arrivato a chi di lui si prende cura rende il “viaggio della maturazione” non sempre immediato e di facile gestione soprattutto se riflettiamo su un’innegabile verità: i genitori hanno più responsabilità verso i figli, di quante i figli ne abbiano nei confronti dei propri genitori.

E da qui…il panico! Trattati su trattati, infatti, dimostrano quanto il ruolo del caregiver incida sullo sviluppo fisico, cognitivo, emotivo e relazionale di quel bambino, il TUO bambino che, dalla sua, dal primo giorno di vita possiede e mostra attivamente una motivazione innata alla ricerca di una figura d’accudimento che possa essere “affettivamente significativa, più forte, più saggia e gentile” (Ainsworth et al., 1978; Bowlby, 1969) in grado non solo di identificare i suoi bisogni, fra l’altro non sempre espliciti, ma anche di soddisfarli. Lo stesso genitore, inoltre, dovrebbe avere contemporaneamente anche la capacità di imporsi, quando serve, attraverso una “disciplina sensibile” (Barone e Lionetti, 2013).

Ciò detto, la domanda è: in un mondo reale, fatto di genitori reali, con figli in carne e ossa che sembrano a volte ostacolare con tutte le loro forze il processo di sviluppo, lo stesso che sui libri fila liscio come l’olio, COME SI FA?

Al di là della “caricatura” della vita familiare appena sopra delineata, credo fermamente che ogni genitore faccia del proprio meglio, spesso ahimè, sottovalutandosi. La madre e il padre, infatti, sono le persone più significative nella vita di un figlio oltre ad esserne i maggiori ESPERTI! Nessuno infatti conoscerà mai meglio di un genitore il proprio bambino.

Partendo da questo presupposto, all’interno della cornice della Teoria dell’Attaccamento, Powell, Hoffman, Cooper e Marvin (2006) hanno dunque validato un programma di intervento per il sostegno alle funzioni genitoriali chiamato “Il Circolo della Sicurezza”. Ne esistono due versioni: una psicoterapeutica costituita da 20 incontri e una psicoeducativa, utilizzata nel nostro centro, che invece ne prevede la metà. In entrambe le tipologie, in cui il conduttore media le riflessioni dei partecipanti, è possibile lavorare unicamente con la coppia o con un gruppo di genitori. Le finalità, dunque, benchè diverse (educative, preventive o terapeutiche) cercano di perseguire lo stesso obiettivo: “leggere” i nostri bambini attraverso la lente dei bisogni, da quelli più chiari a quelli fra le righe, per arrivare a quelli ben nascosti spesso da comportamenti oppositivi, gli stessi che destano smarrimento e sconforto e che fanno pensare: “Non ce la posso fare!”.

La conoscenza del “Cerchio” ci aiuta, quindi, proprio a capire che cosa chiedono i nostri bambini. E il saperlo non solo ci rende e rende loro più sereni ma ci restituisce la meravigliosa scoperta di una genitorialità positiva.