I disturbi di linguaggio
A cura di Elisa La Marca
DEFINIZIONE DEL DISTURBO
I ritardi o disturbi del linguaggio rappresentano una condizione frequente nei bambini in età prescolare, i quali si possono manifestare con delle alterazioni nella normale acquisizione delle abilità linguistiche. Questo disturbo può riguardare sia bambini esposti ad una sola lingua che bambini esposti a più lingue (condizione di bilinguismo o plurilinguismo).
Tali difficoltà linguistiche si possono presentare in associazione ad altri quadri clinici (disturbi di linguaggio secondari) o in assenza di condizioni patologiche che possano giustificarle (disturbi di linguaggio primari o Disturbi Primari del Linguaggio – DPL).
Rispetto alle cause, gli studi dimostrano che rivestono un ruolo importante sia i fattori genetici che quelli ambientali.
COME SI MANIFESTA?
Sappiamo che esiste una grande variabilità nell’espressione del disturbo che, nel tempo, ha portato alla formulazione di diverse classificazioni; ad oggi le più diffuse sono quelle dell’ICD-10 e del DSM-5. Le difficoltà osservabili possono riguardare sia la comprensione linguistica (disturbo della comprensione del linguaggio) che la produzione linguistica (disturbo del linguaggio espressivo) e possono interessare ambiti diversi dell’elaborazione del linguaggio.
Generalmente i bambini con DPL vengono diagnosticati dopo i 3 anni di età, ma è possibile ed utile individuare il più precocemente possibile (anche prima di questa età) i bambini a rischio di sviluppare un DPL.
Alcuni campanelli d’allarme a cui prestare attenzione sono: un vocabolario ridotto (inferiore alle 50 parole circa ai due anni di età), l’assenza della combinazione di parole (piccole frasi es. “voglio pappa” da circa i 30 mesi di età).
La presenza di DPL costituisce un importante fattore di rischio che aumenta di 2-3 volte la possibilità di sviluppare, in età scolare, un Disturbo Specifico dell’Apprendimento.
A CHI RIVOLGERSI?
Per poter valutare la presenza e la tipologia di un Disturbo Primario di Linguaggio, sono coinvolte le figure del Neuropsichiatra Infantile e del Logopedista e se necessario anche del neuropsicologo. Il trattamento viene attuato dal Logopedista che, in base all’età del bambino e alle necessità rilevate in sede valutativa, può essere di tipo indiretto (vengono fornite ai genitori strategie per sostenere e promuovere lo sviluppo linguistico del bambino) o diretto (attraverso giochi ed attività mirati al raggiungimento degli obiettivi prefissati a seguito della valutazione)