Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività

A cura di Beatrice Laffi


Il Disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI), traduzione del termine inglese Attention deficit/hyperactivity disorder (Adhd), si riferisce ad una patologia evolutiva con insorgenza nell’infanzia, caratterizzata da difficoltà significative sul piano comportamentale dato da problematiche nella gestione dell’attenzione con ripercussioni sul piano cognitivo, nello specifico sugli apprendimenti scolastici e sulla vita sociale e, in un secondo momento, lavorativa. Si tratta di bambini che, fin dalla prima infanzia, manifestano comportamenti motori eccessivamente agitati o poco adatti per raggiungere uno scopo, hanno alti livelli di attività, si muovono troppo, non possono stare fermi, sono spericolati o irrequieti, sono troppo curiosi o parlano eccessivamente.

Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione APA, 2013) la caratteristica fondamentale del disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività (DDAI) è una persistente presenza di disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce con il funzionamento dell’individuo e con il suo sviluppo. Pur non essendo presente nel manuale DSM-5 una precisa indicazione riguardo l’età d’esordio, il requisito, per la diagnosi, è che molti dei sintomi del DDAI si presentino entro i 12 anni d’età e in più di un contesto di vita del soggetto (casa, scuola o lavoro). Per questo motivo è importante consultare le persone che conoscono bene il bambino/ragazzo perché sono coloro che osservano l’individuo nei diversi contesti ed ambienti (es: genitori, insegnanti, educatori, ecc.).

La diagnosi, infatti, risulta data da un processo clinico dove la valutazione ed osservazione specialistica, ovvero la somministrazione di questionari e di test cognitivi e neuropsicologici relativi alle funzioni esecutive oggetto di studio (attenzione visiva-uditiva sostenuta e selettiva, shifting attentivo, memoria di lavoro, inibizione, flessibilità cognitiva e abilità di pianificazione ed uso di strategie), si integra con l’osservazione nei contesti di vita quotidiana (scuola e famiglia).

Ma come si manifestano questi sintomi nel bambino con Ddai?

  • L’inattenzione si manifesta a livello comportamentale come divagazione dal compito, difficoltà a mantenere l’attenzione e disorganizzazione, assenza di perseveranza e non dipende da una mancata comprensione o da un atteggiamento di sfida.
  • L’iperattività si manifesta come una incessante attività motoria (bambino sempre in movimento) ed eccessiva loquacità in momenti in cui essa non è appropriata.
  • L’impulsività riguarda tutte quelle azioni affrettate che avvengono all’istante e senza premeditazione (es.: rispondere prima che sia terminata la domanda), che possono presentarsi come forma di invadenza sociale (es.: irrompere nelle conversazioni altrui o nei giochi) e che possono provocare un potenziale rischio per l’individuo (es.: attraversare la strada senza guardare). L’impulsività potrebbe riflettere un’incapacità di ritardare una gratificazione o il desiderio di una ricompensa immediata.

Il Ddai è un disturbo che si verifica nella maggior parte delle culture in circa il 5% dei bambini. Tra la popolazione generale è più frequente nei maschi che nelle femmine (rapporto è 2:1).

Le caratteristiche che si possono presentare insieme a tale disturbo possono esser ritardi nello sviluppo del linguaggio, nello sviluppo motorio o sociale. Spesso i bambini manifestano bassa tolleranza alla frustrazione, facile irritabilità o umore variabile e le prestazioni scolastiche sono compromesse.

Come si sviluppa il disturbo? Come abbiamo detto in precedenza il disturbo inizialmente si presenta come una eccessiva attività motoria/iperattività, ma prima dei 4 anni tali sintomi sono difficili da distinguere dai comportamenti normali. In genere il Ddai è diagnosticato durante gli anni della scuola elementare quando la disattenzione diventa più preminente, mentre, il disturbo è abbastanza stabile durante la prima adolescenza, ma alcuni soggetti possono avere un decorso peggiore con l’attuazione di comportamenti antisociali.

In molti soggetti con Ddai l’iperattività motoria diminuisce nell’adolescenza, invece nell’età adulta permangono difficoltà legate alla disattenzione, alla scarsa pianificazione e impulsività.

In genere il Ddai nei bambini è associato a prestazioni scolastiche ridotte ed a rifiuto sociale: spesso il non applicarsi nei compiti che richiedono un impegno viene letto dagli altri come irresponsabilità o pigrizia. I rapporti famigliari possono esser caratterizzati da situazioni di conflittualità, mentre i coetanei possono manifestare rifiuto nei confronti del bimbo con Ddai come conseguenza dei suoi comportamenti.