Disprassia verbale

a cura di E. Cangialeoni


Cos’è la disprassia verbale (DVE o CAS)

In letteratura sono state date più di 50 definizioni di questo disturbo, ognuna delle quali concorda sul fatto che tale condizione comporta una difficoltà nel programmare, sequenzializzare e realizzare i movimenti che servono per poter produrre dal suono, alle frasi.
I bambini che ne sono colpiti possono quindi essere in grado di produrre suoni, parole, sillabe o movimenti in maniera automatica, ma essere in difficoltà e non sapere come muovere gli articolatori nel caso vogliano dire o gli venga richiesto di dire lo stesso elemento prodotto in automatico.

Questo tipo di difficoltà possono presentarsi isolatamente (forma idiopatica o primaria di DVE) in assenza di deficit neurologici, sensoriali, di gravi anomalie strutturalia carico dell’apparato bucco-fonatorio e di disturbi relazionali primari, o in associazione ad altri disordini (metabolici, epilettici, genetici e nell’autismo).

Come si manifesta la Disprassia Verbale

Ci possono essere diversi gradi di difficoltà e il quadro puo’ variare a seconda del bambino, tuttavia sono stati identificati tre sintomi cardine:

  • la presenza di errori fonologici incoerenti, ovvero una stessa parola può essere prodotta in più modi diversi, con tipologie di errori diverse sia a carico delle vocali che delle consonanti;
  • difficoltà nel combinare tra loro i suoni posseduti per costruire le parole;
  • una prosodia alterata (il bambino potrebbe parlare con un ritmo, una velocità e una fluenza alterati).
    Generalmente, il bambino che presenta queste difficoltà è poco comprensibile a chi lo ascolta parlare.

Come riconoscere la DVE

La Diagnosi viene fatta da una equipe multidisciplinare specializzata in grado di operare una diagnosi differenziale con altre patologie tra cui il Disturbo Specifico di Linguaggio di tipo fonologico.(link di connessione DL) e un’analisi fine di segni e sintomi caratteristici. L’equipe, composta da un neuropsichiatra infantile e un logopedista (nel processo diagnostico potrebbero essere coinvolte anche altre figure professionali) deve essere in grado di osservare il bambino nel suo complesso, per poter poi fornire oltre all’etichetta diagnostica, anche indicazioni puntuali su cosa è meglio fare in caso di Disprassia verbale.

Cosa fare in caso di Disprassia verbale

Ogni intervento deve essere pensato e costruito sul bambino in base alle sue caratteristiche linguistiche, comportamentali, relazionali, comunicative ecc.

A livello internazionale vengono proposti più modelli di intervento per bambini con Disprassia Verbale:

  • CAA : (comunicazione aumentativa alternativa) proposta isolata o in associazione a trattamenti che mirano allo sviluppo della produzione verbale, mira a garantire un canale comunicativo che consenta al bambino di esprimere i propri pensieri, le proprie emozioni ed esigenze.
  • Approcci motori che impiegano indizi tattili e prompt sensoriali, fra i quali la tecnica PROMPT© (Prompts for Restructuring Oral Muscular Phonetic Targets) che utilizza facilitazioni tattili-cinestesiche-propriocettive per guidare il bambino nella costruzione dei giusti schemi di movimento articolatorio.
  • Approcci combinati che incorporano trattamenti di tipo linguistico e che coinvolgono la programmazione motoria.

Per approfondire
La Disprassia verbale: http://www.asha.org/public/speech/disorders/childhoodapraxia.htm
Cos’è il Prompt©: http://www.promptinstitute.com/?page=WIPforClincian